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Il David di Michelangelo

david-full-frontVeramente che questa opera ha tolto il grido a tutte le statue moderne et antiche, o greche o latine […] con tanta misura e bellezza e con tanta bontà la finí Michel Agnolo.”

E’ così che Vasari descrive l’ammirazione per la scultura considerata fra le più belle mai realizzate dall’umanità. In questo incipit c’è lo stupore mozzafiato di chi osserva da vicino la perfezione di uno dei massimi capolavori di scultura di tutti i tempi: il David di Michelangelo.

Nel luglio del 1501 Michelangelo Buonarroti fu richiamato a Firenze per una commissione dell’Opera del Duomo. Gli fu proposto di lavorare ad una statua di proporzioni grandiose per realizzare un David, con il vincolo di scolpirlo da un grande blocco di marmo che giaceva abbandonato presso il cortile dell’Opera del Duomo. Questo blocco di marmo bianco di Carrara era già stato affidato a due scultori, Agostino di Duccio nel 1464 e ad Antonio Rossellino nel 1475, ma abbandonato a causa dei “taroli”, numerose imperfezioni del materiale, che avrebbero rischiato di compromettere la statica di un’opera di dimensioni eccezionali. La collocazione del David era inizialmente prevista per uno dei contrafforti della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, a circa 80 metri d’altezza.

View of David's faceMichelangelo aveva solo 26 anni, ma era già diventato il più famoso e ben pagato artista dell’epoca grazie alla struggente bellezza scolpita nella Pietà del Vaticano. Accettò la sfida nel 1501 e fino al 1504 lavorò incessantemente alla realizzazione del David, come testimoniato dai documenti sui regolari pagamenti ricevuti dall’Opera. Michelangelo affrontò con entusiasmo la commissione, lavorando senza aiuti, spesso vestendo gli stessi panni e stivali per giorni, sempre nascosto dietro una fitta impalcatura di legno per impedire a chiunque di vedere l’opera prima della completa conclusione.

david-left-sideL’Opera del Duomo aveva stabilito il soggetto religioso, ma nessuno aveva previsto un’interpretazione così sorprendente. Nella Bibbia, nel Libro di Samuele, viene narrato l’episodio del giovane pastore David che affronta il temibile gigante a capo dei Filistei, Golia. Il re ebreo Saul offrì la propria armatura al ragazzo, ma egli se ne liberò, perché troppo grande per la sua esile statura (Samuele 17,38-39). Armato solo di fionda nella mano sinistra e di un sasso nella destra, David affrontò con coraggio e determinazione il gigante colpendolo alla testa e infine decapitandolo.


La storia del David


Il restauro del David nel 2003-2004

Michelangelo ha colto l’eroe biblico nel momento prima di affrontare il Gigante. La tensione del giovane pastore è rappresentata con intensa espressione degli occhi, i muscoli contratti e le vene in rilievo, nel momento del culmine della concentrazione che precede l’azione. Nella sorprendente interpretazione di Michelangelo, la statua non presenta quindi né spada né testa decapitata di Golia, come invece avevano rappresentato Ghiberti, Donatello e Verrocchio prima di lui nello stesso soggetto. Altra grande scelta di Buonarroti è stata quella di rappresentare un David completamente nudo, armato di solida Fede in Dio, razionalità e intelletto, oltre che di fionda e sasso. 
La statua s’ispira certamente ai canoni estetici della cultura classica, ma con potente forza morale e razionale, incarna l’uomo-eroe del Rinascimento, protagonista della storia e consapevole delle proprie potenzialità.

david-right-sideNel gennaio del 1504 la statua, di 4,10 mt e cinque tonnellate di peso, fu svelata agli occhi della commissione dell’Opera del Duomo e al Gonfaloniere della Repubblica fiorentina, Pier Soderini. L’opera suscitò da subito meraviglia e stupore, tant’era riuscita così magnifica e straordinaria. Fu deciso di riunire una commissione di artisti, di cui faceva parte anche Leonardo da Vinci, per decidere dove collocare il capolavoro. Dopo un lungo dibattito, fu scelto per il David di Michelangelo un posto di assoluto prestigio davanti a Palazzo della Signoria, dove arrivò grazie ad un faticoso e rocambolesco trasporto attraverso le vie della città. Luca Landucci, speziale fiorentino, racconta in un interessante episodio del suo diario come “il Gigante” passò sotto gli occhi attoniti dei fiorentini sulle vie del centro fino a Piazza Signoria: “14 Maggio 1504 trassi dall’Opera del Duomo il Gigante di marmo, uscì alle 24h e ruppono il muro sopra la porta (dell’Opera ndr) tanto che ne potesse uscire, e in questa notte fu gittato certi sassi al Gigante da far male. Havea più di quaranta uomini a farlo andare e penossi sino al di’ 8 Giugno 1504 a posarlo in su la ringhiera”.

david-back-sideLa statua fu imbragata all’interno di un marchingegno in legno costruito appositamente per il trasporto, facendolo scivolare su tronchi dal Cortile dell’Opera nei pressi dell’abside della Cattedrale fino al cuore politico della città. La scelta di avere la statua in Piazza rendendo il David un simbolo della libertà contro i potenti nemici dell’epoca. Da subito divenne portavoce dei valori di fierezza, coraggio e virtù della Repubblica Fiorentina.

Michelangelo continuò a lavorare alle rifiniture del David durante l’estate, e venne infine inaugurato l’8 settembre 1504 di fronte a Palazzo Vecchio dove rimase fino al luglio del 1873, quando si decise di spostare l’opera all’interno dell’Accademia di Belle Arti per evitare che agenti atmosferici potessero ulteriormente danneggiarla.

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Una visita alla Galleria dell’Accademia permette di osservare con cura i minuziosi dettagli anatomici e di comprendere pienamente la straordinaria interpretazione di Michelangelo. Il racconto biblico non dice se David rimase nudo o meno nell’affrontare Golia. Michelangelo riuscì a cogliere la figura del David nella perfezione del corpo umano, attraverso una bellezza maschile idealizzata. 
Il corpo, dalla muscolatura possente, sembra pronto a muoversi, a lanciarsi contro Golia.

L’espressione del volto indica la forza morale del personaggio e la superiorità della ragione umana rispetto alla forza bruta irrazionale. David sta pensando, prima di attaccare il suo nemico. Il suo sguardo penetrante è intenso e concentrato, valorizzato dalla presenza delle pupille attentamente scavate, dettaglio osservabile dalla Tribuna destra della Galleria. Michelangelo in questo dettaglio coglie alla lettera il Libro di Samuele in cui viene citato che David aveva occhi bellissimi: “yafe enaim vetov roi” (Samuele 6:12).

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Grande attenzione viene anche posta sulle mani e sulla testa, che sono leggermente sproporzionate rispetto al resto del corpo. Secondo alcuni studiosi, queste sproporzioni derivano dal fatto che Michelangelo aveva considerato la collocazione in alto sui contrafforti del Duomo.
 In tale luogo sopraelevato, queste sproporzioni avrebbero corretto le deformazioni prodotte da una visione dal basso verso l’alto. Un’altra spiegazione potrebbe riguardare la volontà dell’artista di sottolineare l’intelligenza, la concentrazione massima nella testa e il valore dell’azione ponderata attraverso la mano destra.

L’ammirazione per l’armonia delle forme e la perfezione anatomica degli arti, dei muscoli, delle vene è con chiarezza espressa da Vasari, che descrivendo il David riporta: “Perché in essa sono contorni di gambe bellissime et appiccature e sveltezza di fianchi divine; né mai piú s’è veduto un posamento sí dolce né grazia che tal cosa pareggi, né piedi, né mani, né testa che a ogni suo membro di bontà d’artificio e di parità, né di disegno s’accordi tanto. E certo chi vede questa non dee curarsi di vedere altra opera di scultura fatta nei nostri tempi o ne gli altri da qualsivoglia artefice” 
(dalle “Vite” di G. Vasari).

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