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Cassone Adimari

Cassone Adimari

Il pannello dipinto intorno al 1450 rappresenta la parte frontale di un cassone nuziale quattrocentesco, oppure, secondo recenti studi, il pannello di una spalliera da lettuccio.

Il collegamento con la famiglia Adimari è dato dall’ambientazione della scena nuziale rappresentata, nel tratto dell’attuale via de’ Calzaiuoli che un tempo si chiamava Corso degli Adimari, dove erano localizzati numerosi possedimenti della famiglia. Il matrimonio raffigurato proprio nei pressi del Battistero di San Giovanni potrebbe essere riferito a quello Adimari-Ricasoli del 1420 o alla prestigiosa unione Adimari-Martelli avvenuta entro il 1450.

L’attribuzione allo Scheggia è arrivata attraverso successivi passaggi, individuando prima un “Maestro del Cassone Adimari” e poi il nome dello Scheggia, oggi in genere accettato dalla critica. Scheggia era fratello minore di Tommaso de’ Cassai, meglio noto a Firenze come Masaccio.

Cassone Adimari

Nel cassone vi è raffigurato un ricco sposalizio fiorentino sullo sfondo di piazza del Duomo. Una lunga tenda permette il passaggio coperto di una serie di coppie riccamente abbigliate, silhouettes allungate dal passo magicamente sospeso come nella raffinata tradizione del Gotico internazionale. Questa tenda, detta “cielo di drappi”, veniva tesa in modo tale da creare una sorta di percorso coperto straordinariamente sfarzoso, teso tra una loggia e una casa, in quello che oggi è riconosibile come imbocco di via de’ Calzaiuoli.

Interessante notare a sinistra un gruppo di inservienti dipinti con dimensioni più piccole secondo una convenzione della tradizione medievale.

Qualcuno si affanna entro un’abitazione a portare vivande, mentre su un palco si trovano una serie di musici, tra cui due trombicini con le insegne gigliate del Comune di Firenze.**

Alcune dame discutono amabilmente sedute, mentre a destra si vedono uomini nei tipici abiti della ricca borghesia dell’epoca. Grande attenzione viene data ai costumi, alla resa dei tessuti preziosi con un profusione d’oro, punzonature e altre tecniche usate per riprodurre la pregiate decorazioni fiorentine, vero e proprio vanto dei protagonisti. Più in lontananza, oltre le mura, si stende una sottile linea di paesaggio popolato di montagnole che contorna la preziosa scena.

** Recentemente siamo stati contattati da Nathaniel Wood, un trombonista storico, che ci tiene a farci sapere che è incorretto dire che suonano trombicine su questa opera. Solo uno dei tre strimenti è uno strumento a fiato, e anche quello probabilmente è uno strumento transizionale tra una tromba a linea e un primo trombone. Gli altri due strumenti sono in realtà strumenti a doppia ancia chiamati ciaremelle. Ringraziamo Nathaniel per aver condiviso la sua esperienza per quanto riguarda questi tipo di strumenti con noi!